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Stoccaggio “Collalto”, l’Ue su rischio sismico

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La possibile correlazione tra stoccaggio sotterraneo di gas e sismicità indotta torna prepotentemente d’attualità dopo le recenti dichiarazioni del Commissario europeo all’Ambiente, Janez Potočnik, sul progetto “Collalto”.

Stoccaggi sotterranei di gas metano e sismicità indotta. È stato questo il binomio oggetto di discussione scritta tra l’eurodeputato Andrea Zanoni (Partito Democratico) ed il Commissario europeo all’Ambiente, Janez Potočnik, sollecitato – con apposita interrogazione – in merito all’ampliamento dell’impianto di stoccaggio di gas metano “Collalto”. L’eurodeputato Zanoni, membro della commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, – appellandosi al principio di precauzione sancito dall’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea – aveva chiesto a Bruxelles di intercedere con le autorità italiane al fine di scongiurare il rischio sismico nei comuni di Susegana, San Pietro di Feletto, Nervesa della Battaglia, Pieve di Soligo e Sernaglia, ospitanti il progetto “Collalto”, in provincia di Treviso.

A questa sollecitazione, la risposta del Commissario europeo all’Ambiente è stata immediata e preoccupante. Infatti, l’Ue fa rilevare come la direttiva Seveso III (2012/18/UE, ndr) inerente il controllo dei pericoli di incidenti connessi con sostanze pericolose – che entrerà in vigore il 1° giugno 2015 – obbliga che “il gestore di un impianto di stoccaggio sotterraneo di gas metano rediga un rapporto di sicurezza che consenta di individuare situazioni nelle quali potrebbero verificarsi incidenti, compresa una sintesi delle potenziali cause” come “terremoti e inondazioni”. Inoltre, la direttiva Seveso III – come aggiornamento della direttiva Seveso II (96/82/CE, ndr) – prevede che “in caso di modifiche ad un impianto che potrebbero portare al rischio di incidenti rilevanti, gli Stati membri devono garantire che le rispettive politiche di pianificazione territoriale prevedano procedure di consultazione atte ad agevolarne la prevenzione”. In poche parole, per quanto riguarda il progetto “Collalto” spetterebbe alle autorità nazionali competenti di prendere una decisione motivata e basata sull’esito delle consultazioni del caso. A questo punto, si attende un pronto intervento del ministero dello Sviluppo economico.

La concessione di stoccaggio “Collalto” della Edison – conferita nel 1994, soggetta ad un primo ampliamento nel 2009 e situata in una zona con pericolosità sismica media-alta, già inserita in classe sismica 2 nel 1980 – si estende su 88,95 chilometri quadrati della provincia di Treviso, in Veneto. Comprende una centrale di raccolta e trattamento del gas che occupa un’area di 14739 metri quadrati, alla quale sono allacciati 17 pozzi di stoccaggio, 3 pozzi di monitoraggio ed un pozzo di produzione. A pieno regime, e con tutte le autorizzazioni del caso, il progetto di ampliamento prevede il potenziamento della capacità di stoccaggio fino ad 800 milioni di metri cubi di gas. Un campo di stoccaggio di medie e piccole dimensioni rispetto a quelli gestiti dalla Stogit in Lombardia ed in Emilia Romagna, ma che preoccupa non poco i residenti.

Da diversi anni, il “Comitato imprenditori veneti Piave 2000” – che nel 2011 ha assistito alla bocciatura da parte del Consiglio di Stato di una richiesta di sospensione del progetto – ha avviato un serrato braccio di ferro con le amministrazioni e con Edison. A gran voce viene richiesta il blocco definitivo delle attività ed una verifica urgente su tutte le procedure autorizzative.

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